presenta
da Edgar Lee Masters
CON:
Paolo Belloli, Gianna Elena Cagnacci, Edy Ceppi, Antonella Crivellaro, Chiara Crivelli, Simona Del Bono, Sara Gobbini, Annamaria Iannuzzi, Andrea Pesce, Ugo Picerno, Manuela Pioltelli, Raffaella Pisati, Roberta Ronca, Katia Sandei, Monia Santarelli, Chiara Semenzato, Tamara Tassinari, Mattia Toscani, Chiara Vallini, Christian Vicini
REGIA:
Roberto Motta
IMPIANTO SCENICO:
Giovanna Di Lonardo
SUPERVISIONE ARTISTICA:
Walter Orioli
Cosa unisce un uomo ad una donna, o una donna ad altre persone, o altre persone ad un uomo? Sono sentimenti, parole, ideologie, ricordi, promesse, immagini? In questo spettacolo cerchiamo di indagare sul significato dello stare insieme, del vivere in comune, del comprendere gli altri, il tutto attraverso un simbolo di legame: la corda.
Lo spettacolo è stato presentato il 17 aprile 2005 al Teatro Villoresi di Monza.
Da “Il cittadino” del 21 aprile 2005
Suggestioni catturate al volo con il Teatro della Spontaneità
Il teatro Villoresi avvinghiato. Corde sospese in platea. Testi e immagini appese. Lo spettatore è avvisato. Sempre sorpreso dalle particolari esibizioni – più che non spettacoli tradizionali – del Teatro della Spontaneità. Questa volta erano protagonisti gli allievi del secondo anno della Scuola di formazione in teatroterapia che hanno proposto al pubblico testi, riflessioni, immagini e canzoni sul tema dei rapporti umani. un fiume senza soluzione di continuità che apparentemente si muove senza un filo conduttore chiaro.
i venti interpreti, provenienti da varie regioni italiane, appaiono sul palco vestiti interamente di bianco, il volto coperto di biacca. attori che recitano la parte dell’attore. Perché l’attore – dicono – ha la possibilità di esprimere tutta la gamma delle emozioni umane. ciascuno reca in mano un testo: le parole raccontano quanto di più segreto ciascuno abbia. luci e musica “giocano” nei movimenti corali. E’ il momento del risveglio: lenzuola candide si agitano in aria. PEr lasciare successivamente spazio a espressioni verbali di amore, odio, rivendicazione e svelamento.
il rapporto genitori-figli si consuma nella dettagliata scena del pranzo, immagine riflessa di una famiglia sfilacciata i cui membri a fatica comunicano.
le ombre cinesi regalano movenze sinuose, e le onde rimandano al simbolo della vita, della storia. Brani di De André e dei MErcanti di liquore segnano il passaggio da una scena all’altra. c’è adesso un nobile costretto nella sua etichetta. infine un viaggio nella libertà tanto invocata. sottolineata da giochi semplici di luci.
“Guardate lo spettacolo senza ragionare troppo” aveva detto Walter Orioli al pubblico prima dell’apertura del sipario. Parole opportune: il fascino di “Corde” è infatti racchiuso nelle suggestioni catturate al volo.
Modesto Panizza